Young, wild and free.

27.12.2018

Qualche giorno fa una mia amica di vecchia data mi ha mandato alcune foto per e-mail nelle quali figuravamo io, lei ed altri nostri amici con i quali siamo cresciuti. All'epoca nelle quali furono scattate eravamo poco più che degli adolescenti sbarbati che avevano solo voglia di evadere e di sperimentare; organizzavamo spesso feste piene di alcool che finivano per avere risvolti drammatici, le forze dell'ordine venivano spesso a trovarci, abbiamo demolito case e provocato un gran caos. Nonostante tutto però eravamo e siamo tuttora dei bravi ragazzi; avevamo una band heavy metal, un'altra grindcore, ci piacevano: il prog. rock, il punk e via dicendo. Studiavamo, eravamo dei bravi figli e a parte qualche episodio sporadico, non abbiamo mai dato davvero problemi ai nostri genitori.

Non sono un nostalgico, non mi interessa tornare indietro, vivo il presente e personalmente mi sta bene così. Una cosa però devo ammetterla, riguardando quelle vecchie foto sono rimasto colpito dalla nostra spontaneità, dagli orribili vestiti che indossavamo e dalla naturalezza con la quale facevamo le cose. Facebook e i social network avrebbero fatto la loro entrata trionfale nelle nostre vite di li a poco e in effetti tutti aprimmo il nostro account personale, ma era un mondo talmente sconosciuto che non gli davamo l'importanza che avrebbe avuto in futuro. Ci iscrivemmo ma in realtà per i primi anni lo utilizzammo poco e niente, continuando a fare ciò che avevamo sempre fatto.

Riguardando quegli scatti mi sono reso conto di quanto fossimo fuori moda, ma la cosa pare non ci importasse minimamente perché ci divertivamo molto e quindi ci andava bene così. Nel giro di pochi anni mi sono reso conto di quanto la società abbia preso un risvolto estetico esasperato. Non è una critica da uomo che sta invecchiando e che quindi si sente in dovere di screditare le generazioni successive alla propria, però pensandoci noi non indossavamo i vestiti che oggi indossano i ragazzini, non facevamo ciò che fanno loro e soprattutto non ostentavamo in maniera pubblica ciò che combinavamo nel privato anche per paura di essere beccati dai nostri vecchi. So per certo che ogni generazione ha i suoi pro e i suoi contro, so che deve fare i conti con l'epoca nella quale vive e si sviluppa, so tutto; però questo risvolto prettamente dimostrativo ed estetico lo trovo preoccupante. I social penso che siano una bellissima invenzione, apprezzo soprattutto Instagram, che utilizzo volentieri. Mi rendo conto però del peso al quale un adolescente di oggi è sottoposto, degli standard ai quali deve sottostare per essere socialmente accettabile da parte dei suoi coetanei e noto quanto in realtà sia difficile essere giovane oggi come oggi; è tutta una questione di estetica, di apparire. Non importa se la tua vita sia in realtà davvero così, l'importante è che appaia così sulle piattaforme globali. Con l'avvento della Trap tali risvolti si sono accentuati ancora di più. Mi piace la Trap, è divertente, alcuni artisti sono davvero in gamba e di sicuro è molto meno opinabile della Tecktonik dei nostri tempi che furono e che sia io che i miei amici abbiamo sempre disprezzato, però essa pone degli accenti sui cliché generazionali, mettendoli sotto i riflettori. È musica e dovrebbe essere presa come tale, invece c'è chi vive in maniera fanatica tutto questo, chi ha perso la testa per andare dietro a tutto questo.

Mi rendo conto di quanto sia difficile soprattutto essere una ragazza adolescente oggi, di quanto peso abbiano gli standard che vengono propinati, di quanto venga spontaneo paragonarsi a tutte queste: fashion blogger, modelle, influencer e quant'altro, cadendo inevitabilmente nel circolo vizioso della frustrazione e della tristezza, invece che concentrarsi sulle proprie qualità per far del bene a se stesse e non per compiacere gli altri, spesso un pubblico sterile e materialista che punta al soddisfacimento prettamente fisico piuttosto che emotivo. Noto la cultura "Sad Boy", la cultura della solitudine e dell'introspezione ostinata e ostentata, noto la bassa affluenza ai festival e ai ritrovi sociali da parte di queste nuove generazioni che preferiscono mettersi da parte. Noto l'assurda moda per gli psicofarmaci, la codeina, che hanno sostituito la buona, vecchia e naturale Marijuana che voleva unire i ragazzi, non dividerli, tanto che:" Se ti fai le canne da solo, sei uno sfigato!" si diceva ai nostri tempi, perché era una scusa per socializzare.

Conosco ragazzini che hanno molti followers, che sembrano intraprendenti e pare abbiano vite ricche e soddisfacenti, ma che in realtà già è tanto se escono dalla propria stanzetta per andare a prendersi un caffè al bar e dico sul serio. Guardare quegli scatti mi ha aperto gli occhi, mi ha fatto capire che la cosa sta davvero sfuggendo di mano e che l'alienazione, l'isolamento, stanno diventando dei mostri sempre più con sembianze reali. È spaventoso quanto le cose siano cambiate da Woodstock (che è stato l'evento di aggregazione giovanile più emblematico dei nostri tempi), ad oggi. Ho sempre preso in giro coloro che hanno avuto da dire sulla tecnologia, pensando che fossero esagerati, ma forse non esagerano del tutto, forse almeno in parte hanno ragione. Forse è arrivato il momento di fermarsi e di guardarsi indietro anche se non si dovrebbe fare, però questo almeno ci permetterebbe di riprendere in mano quei vecchi valori generazionali che hanno scandito la "gioventù" dandogli l'onore di essere definita tale. Forse è arrivato il momento di tornare a correre a piedi nudi sui prati, di viversi fino in fondo le giornate, di ritrovare quel fuoco della ribellione che arde dentro di noi e che non conosce fluido che possa spegnerlo, di campeggiare tutti insieme, di strimpellare la chitarra al chiaro di luna; forse è arrivato il momento di pensare meno alla moda e più ai sorrisi, meno ai social e più alle vere relazioni, meno alle modelle e più ai libri; forse è arrivato il momento di essere giovani, selvaggi e liberi.

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